Corpo, donna e libertà.
Vorrei toccare, ancora una volta, un punto delicato e potente. Il corpo della donna è da sempre, storicamente, terreno di battaglia culturale, morale, estetica. È stato sezionato, giudicato, messo in vetrina o coperto, ma raramente ascoltato. La cantante e forse anche cantautrice Noemi, con la sua voce e le sue parole, dà corpo e voce (appunto) a un malessere diffuso, che troppe volte viene liquidato con superficialità. La società impone standard estetici alle donne come se fossero una performance continua: truccati ma non troppo, sii magra ma non troppo, sii sexy ma non volgare, sii curata ma naturale. È un equilibrio impossibile da mantenere senza consumarsi. E quando, come dico io, una donna osa mostrarsi “in pigiama”, cioè autentica, umana, vulnerabile… ecco che perde autorità, perde “valore”. Ma questo accade solo per le donne. Gli uomini, molto più spesso, possono essere accolti per ciò che dicono, indipendentemente da come appaiono. Il paradosso è che proprio il corpo femminile, che custodisce la vita, che genera, che nutre, viene visto come qualcosa da controllare, modellare, mercificare. Un corpo che dovrebbe essere celebrato viene invece spesso sminuito, regolamentato, esibito a comando. La verità, senza girarci intorno, è che una donna fa paura quando si mostra libera. Libera di non piacere, libera di essere stanca, libera di parlare senza chiedere il permesso, libera di non vestirsi per compiacere lo sguardo altrui. E allora sì, la risposta al quesito è proprio nella ribellione silenziosa: non lo faccio per moda, lo faccio perché ho deciso di vivere il mio corpo per me. E questo, oggi, è già un atto rivoluzionario.
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