Motivazione referendum.

"Domenica 8 e lunedì 9 giugno: io vado a votare. E tu?"

Sono una studentessa, una cittadina, una donna che crede nei diritti e nella dignità del lavoro. Credo che ogni gesto abbia un peso, e che ogni voto sia una pietra nella costruzione del futuro.

Vengo da una terra che conosce la fatica, che ha visto troppe ingiustizie taciute, troppi diritti svanire sotto il peso dell'indifferenza. Ma io non ci sto. Io scelgo di esserci, di partecipare, di non lasciare che siano altri a decidere per me.

Questo referendum riguarda il lavoro. Riguarda noi.
Riguarda la possibilità di costruire un'Italia più giusta, dove non si sia più costretti a scegliere tra la sicurezza e il salario, tra la salute e il dovere. Dove chi lavora venga ascoltato, rispettato, tutelato.

Non è un capriccio da salotto, è una chiamata civile.
Il voto è uno strumento potente — troppo spesso sottovalutato — per dire ad alta voce da che parte stiamo. E io sto dalla parte di chi si alza ogni mattina con la speranza di costruire qualcosa, nonostante tutto.

Domenica e lunedì votiamo.
Per noi.
Per chi verrà dopo di noi.
Perché il lavoro non sia sfruttamento, ma dignità.
Perché la sinistra non sia solo memoria, ma futuro.

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