riflessioni sul liceo classico.

Per chi ha scelto, sceglie e sceglierà l’amore per il liceo classico
E per chi, come me, non riesce a lasciarlo andare nemmeno da adulta,
che nel campo umanistico ci cammina ancora come in un giardino sacro,
con rispetto, con incanto, con ammirazione.

Rifarei il liceo classico. Mille volte.
Perché è lì che ho imparato non solo a pensare, ma a sentire profondamente.
Perché il latino e il greco non sono lingue morte: sono voci che parlano all’anima, che scavano dentro, che educano al rispetto del tempo e della fragilità umana.
Perché la traduzione non è solo un esercizio grammaticale, ma un dialogo con chi è vissuto prima di noi: una forma di empatia.
E studiare letteratura, filosofia, storia antica… ci allena a cogliere il senso delle cose, anche quando è nascosto tra le righe.

Il liceo classico non insegna solo a parlare bene o a scrivere correttamente.
Insegna a comprendere, a sentire, a rimanere umani.
Forma persone sensibili, capaci di cogliere le sfumature dell’animo,
di ascoltare il silenzio degli altri e di tradurlo in comprensione.

È una scuola che lavora in profondità:
ti insegna a tenere insieme la bellezza e il dolore, la ragione e l’inquietudine.
Ti dà gli strumenti per pensare con rigore, ma anche per piangere con dignità.

Scegliere il liceo classico oggi è un atto di coraggio.
Ma è anche una promessa:
che continueremo a cercare,
a leggere,
a sentire.
A non smettere mai di pensare con il cuore.


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